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Molti leader mondiali hanno definito i vaccini anti-Covid «un bene comune», spesso aggiungendo i termini «accessibile, equo, economico». Il risultato è che oggi il vaccino non è accessibile, non è diffuso equamente, non è economico. E, soprattutto, non è pubblico. No vax, sì vax: l'intero dibattito italiano si è concentrato su questa alternativa secca, che esclude ogni dubbio, domanda, confronto. Certo i vaccini stanno salvando milioni di vite, ma quali vaccini, controllati da chi e distribuiti secondo quali criteri? Chi vince e chi perde nella lotta al Covid-19? Il giornalista di Report Manuele Bonaccorsi e il sociologo Claudio Marciano rispondono a queste domande, indagando a fondo contratti, brevetti e trial, e rintracciando le origini di AstraZeneca, Pfizer, BioNTech e Moderna, ma anche di Sputnik e dei vaccini proteici di Novavax e di Cuba. Grazie a un'impressionante mole di dati e documenti dimostrano come gli Stati nazionali, la finanza globale, i conflitti geopolitici e il sistema di regolazione sorto intorno alla "sacra" difesa della proprietà intellettuale stiano rallentando la lotta contro il Covid. Il sistema attuale, basato sui brevetti e sulla centralità delle case farmaceutiche private (spesso finanziate da ingenti fondi pubblici), crea immense disuguaglianze nell'accesso ai farmaci, limita la capacità produttiva dell'industria vaccinale globale e blocca il libero interscambio della conoscenza scientifica, il tutto per salvaguardare gli interessi di una ristretta élite. È ormai chiaro che la campagna di vaccinazione dovrà proseguire negli anni. I vaccini rappresenteranno per molto tempo un bene fondamentale, come il grano nell'Ottocento, il petrolio nel Novecento, i dati nel nuovo millennio. La differenza è che i vaccini non sono una materia grezza da estrarre, ma il prodotto di un complesso processo di innovazione, che coinvolge scienza, industria e politica. La proprietà e il controllo di queste innovazioni saranno decisivi per il futuro dell'umanità.